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LA torta di mele che sveglia gli spiriti in cucina

13 Maggio 2020 by Ele 12 Comments

 

L’abbiamo tutti una ricetta di torta di mele.
Magari su un quaderno ingiallito dal tempo, dalle impronte digitali di burro e ricordi di farina incollati.

 

torta di mele

 

O su un libro, vecchio e nuovo, con un segnalibro per averla sottomano. O sul computer, sul telefono, su documento word, da copia incolla, tradotto da chissà che lingua; o ancora una che sia la somma di tante ricette provate, esperimenti ed errori.
Insomma, probabilmente una ricetta torta di mele l’abbiamo tutti, da qualche parte.

Personalmente ne ho provate tante. Quella bellissima vista in rete, da un’amica. Quella magica, quella invisibile, quella allo yogurt al limone ao greco. La torta di mele dell’ultimo libro comprato, quella d’autore o quella strana che fammela provare. Ottolenghi, Nigella, Diana Henry, Tessa Kiros, Nigel Slater, sono passati tutti con le loro ricette, in qualche mia cucina, da qualche parte nel mondo dove ho vissuto.

Eppure è sempre qui che torno.
La torta che sveglia tutti gli spiriti della cucina.
Sempre da lei, come un amore pentito. O piuttosto un figlio prodigo.

 

torta di mele

 

Al momento di affettare le mele, il primo spirito si sveglia. Quando le affetto così, facendo attenzione che siano tutte di uno spessore uguale, lui sa cosa sto facendo.
La ricetta gli appartiene e, prima di lui, a sua madre. Sa anche che quando torno a questa torta è perché, in un certo modo, sto cercando lui.
Non so mai dov’è. Potrebbe spuntare da dietro le scatole di pelati, da un pacco di ziti, dal barattolo dello za’atar o dei semi di papavero. Lo spirito è imprevedibile, come lo è sempre stato anche in vita.
Stavolta è uscito fuori da sotto un pacchetto di riso, destinato a un sartù. Lo guarda, lo indica, mi sorride facendo le spallucce.
Ha gli occhi azzurri così chiari che sembrano di ghiaccio e le sopracciglia aggrottate, come chiedendosi cosa succede stavolta. O forse per dirmi che quelle mele non vanno bene, e che sto usando troppo poco zucchero o che non è capodanno.
Rimane in silenzio, però. E così anche io, che i suoi silenzi e le sue maree li porto dentro da sempre, per sempre. In fondo lo sa cosa succede, non ha bisogno di parole.
Vorrei passargli il coltello, vorrei che la torta stavolta la facesse lui, come ai vecchi tempi.
Tra l’altro, anche il coltello Laguiole che sto usando gli apparteneva. L’ho portato via dalla cucina gialla e blu insieme ad altre piccole cose.
Non parla eppure a me sembra di sentirlo. Lo zucchero è poco, la cannella nelle mele non va, solo sopra, chiudo un occhio per le mele che son locali, almeno. Metti un po’ più di sale. Un pizzico o anche due, è scritto sull’originale.

Comincio a sbattere l’olio, con lo zucchero e le uova, a mano in una ciotola profonda. Lui è sempre lì, i ricordi affiorano. Di quando la faceva per me e non sempre era capodanno. Dei fine settimana di autunno e di quella ragazzina con i capelli vedi che lui ha salvato da sé stessa. Dei libri, dei quaderni di poesie, delle storie raccontate e di quelle ancora da raccontare.

Prima che aggiunga la farina, un altro spirito si fa avanti, appena uscito da uno dei barattoli di miele della dispensa alle mie spalle. Ha gli occhi blu, lo sguardo serio. Si compiace che abbia dimezzato lo zucchero. Non parla neanche lui, sta lì a guardare. Lui, della torta, ne vorrebbe una fetta. A me sembra che manchi un po’ di miele dal barattolo, forse mi sbaglio.

Quando la metto a cuocere, per qualche ragione a me sconosciuta, mi siedo per terra, sul tappetino che ho davanti al forno. Non lo faccio mai.
A quel punto, so che sono tutti lì. C’è anche lei, dagli occhi scuri e il sorriso come il mio, che questa torta deve averla fatto centinaia di volte, pur non amando mangiare i dolci. Anche un’altra, che viene poco, ha gli stessi occhi chiarissimi del primo spirito. Deve aver riconosciuto la torta. Mi accorgo che sulla porta ce ne sono anche altri due, che esitano ad entrare, hanno paura di disturbare. Dovrebbero sapere che sono benvenuti e che mancano da morire. Che senza di loro, io, chissà…
La torta la conoscono tutti l’hanno mangiata o fatta varie volte.

Il profumo di torta di mele invade la cucina, la casa e tutto il piccolo edificio.
Ho fatto bene a non mettere due pizzichi di sale.
Stavolta ha un paio di lacrime nell’impasto.

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5 da 1 voto

La torta di mele

Non una ma LA torta di mele
Portata: Dolci, Torte
Cucina: Classica
Keyword: cannella, torta di mele
Porzioni: 12 persone

Ingredienti

per il ripieno di mele

  • 5 mele
  • 2 cucchiai succo di limone
  • 60 g zucchero
  • 1 cucchiaino cannella

per la torta

  • 250 g zucchero
  • 250 ml olio
  • 1 cucchiaino estratto di vaniglia
  • 125 ml succo d'arancia preferibilmente appena spremuto
  • 4 uova
  • 375 g farina
  • 1 bustina lievito per dolci
  • 1 pizzico sale o anche due
  • 1 pizzico noce moscata
  • cannella e zucchero semolato da spolverarci su

Istruzioni

  • Ungete e infarinate una teglia da 23 cm di diametro. Dico ungete, perché potete farlo con l'olio, il risultato non cambierà. Accendete il forno a 180°
  • Sbucciate e affettate le mele e mescolatele con lo zucchero, il succo di limone e la cannella e mettetele da parte.
  • Sbattete l'olio con lo zucchero, l'estratto di vaniglia, le uova e il succo d'arancia fin a ottenere un composto liscio e omogeneo. Adesso, incorporate la farina, il lievito, la noce moscata e il sale. Amalgamate tutto con una spatola, dolcemente.
  • Versate nella teglia un terzo dell'impasto. Ricopritelo con la metà delle mele, versate di nuovo un terzo dell'impasto e di nuovo il resto delle mele. Finite con l'ultiima parte di impasto rimasta.
  • Prima di infornare, spolverizzate la superficie con zucchero semolato e cannella, un po' a piacere, direi un cucchiaio di zucchero e un cucchiaino di cannella.
  • Infornate tra i 60 e i 70 minuti. I tempi di cottura dipendono dal forno e a volte anche dalle varietà di mele usate, alcune più acquose richiederanno un tempo di cottura maggiore della torta. Anche se non le avete scolate bene dal liquido formato, la torta mettera più a cuocere. La prova stecchino è altamente consigliata.

Note

La ricetta originale prevedeva 400 grammi di zucchero. Sembrerebbe moltissimo, ma se si compara al peso della farina in realtà non lo è. È una ricetta che ha molti anni e che probabilmente è nata usando le prime mele dell'anno, sempre un po' acide, stando a quanto mi hanno raccontato. Con 400 grammi di zucchero la ricetta funziona benissimo e per anni l'ho fatta con quelle proporzioni. Con le mele più dolci coltivate nella regione in cui vivo, ho ridotto drasticamente lo zucchero, senza che il sapore ne risenta molto.

 

Filed Under: Cucina Ebraica, dolci, torte Tagged With: cannella, mele

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Reader Interactions

Comments

  1. Manu

    13 Maggio 2020 at 10:21

    La torta di mele evoca sempre il calore della casa e la tua è ricca di ricordi che la rendono meravigliosa Questa non è una torta di mele è pura poesia, deliziosa da preparare con le mele di fine stagione un po’ più asciutte e dolci
    Grazie per aver condiviso questo momento speciale
    Un abbraccio Manu

    Rispondi
  2. acquaviva

    13 Maggio 2020 at 10:29

    seduta davanti al forno, con attorno chi deve esserci, io spero che oltre alle lacrime ti sia spuntato anche un sorriso.

    Rispondi
  3. Elisa Dondi

    13 Maggio 2020 at 10:37

    Vado. Punto.
    È bello leggerti. Sempre.

    Rispondi
  4. Mapi

    13 Maggio 2020 at 12:19

    5 stars
    Dal PC non riesco a fare dei bei cuoricini rossi, come merita il tuo racconto, e il solito escamotage della v sdraiata di lato e seguita da un tre non è degno di questo racconto.
    Ti abbraccio fortissimo Ele, e ti auguro di tenere sempre la porta aperta agli spiriti, e di far rientrare nella tua vita anche quelli esitanti.
    T.V.B.

    Rispondi
  5. Silvana

    13 Maggio 2020 at 12:21

    Assieme alle tue, ci sono anche le mie, di lacrime. Proverò. Ho bisogno di spiriti amici vicino

    Rispondi
  6. mariella

    13 Maggio 2020 at 12:35

    Abbiamo imparato ad amarli anche noi i tuoi spiriti e a sentirne la mancanza

    Rispondi
  7. Biagio

    13 Maggio 2020 at 14:37

    Beh, grazie, che dirti di più…. le torte di mele mi seducono, e questo lo sai… questa, poi, mi ha fatto viaggiare.

    Rispondi
  8. Patty

    13 Maggio 2020 at 17:28

    Non so che dire, se non che cucinare evoca sempre spiriti che ci hanno amato e che tanto ci mancano, e le torte di mele ovviamente, hanno il potere di catalizzarli. Questa la userò anche io, sei informata, anche se è più facile che per risvegliare gli spiriti che vivono nei miei barattoli, ci vorrebbe una lasagna o delle fettuccine. Però ogni riga del tuo racconto mi ha fatto salire una marea malinconica ad altezza ciglio, ed ora ho paura che pioverà….
    Un abbraccio grande e fortissimo.

    Rispondi
  9. alessandra

    14 Maggio 2020 at 3:16

    Vorrei commentare da un po’, ma no.
    Poco alla volta.
    Intanto, tu vai avanti, che io ti leggo 🙂

    Rispondi
  10. Giuliana

    23 Maggio 2020 at 10:45

    spiriti che hanno lasciato una traccia profonda nelle nostre vite, ci accompagnano, ci spingono ad andare avanti, e una parte di loro sono nei nostri gesti, nelle nostre azioni, nei nostri occhi.
    Me li immagino tutti intorno a te, seduta sul tappetino davanti al forno, che ti abbracciano e ti sussurrano: ti voglio bene.

    Rispondi
  11. Antonella

    4 Giugno 2020 at 15:24

    Un racconto dolcissimo, una torta speciale!
    Grazie per aver condiviso un ricordo di famiglia, prezioso e vero.

    Rispondi
  12. kika

    4 Ottobre 2020 at 14:51

    L’ho fatta e mangiata e ne ho regalata qualche fettina ai vicini che l’hanno apprezzata molto. E’ buona, molto buona e mi sa che i tuoi spiriti hanno aiutato anche me, che di solito faccio torte bassine e non tanto buone.Ho usato 5 super mele, mi sa che la prossima volta dovrò usarne di più piccole. Grazie amica.

    Rispondi

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Sono Eleonora, per gli amici Ele. Giornalista gastronomica di professione, nomade giramondo per amore. Porto con me le papille ben sveglie all'andata e spezie varie al ritorno.
Sono cresciuta in una famiglia in cui si mangiavano sempre gli stessi piatti a rotazione, senza nessuna innovazione ammessa. L'unica spezia presente negli armadi di cucina era il pepe; oggi credo che avesse più profumo la polvere sopra, che quella dentro il barattolo, entrambe dello stesso colore. leggi ancora...

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